Il Patrono: "S. Silvestro da Troina"

    I Miracoli

    "Viva Dio e San Silvestro e il Patriarca San Giuseppe e il Santissimo Sacramento"

    La leggenda vuole che uno dei miracoli compiuti dal monaco fosse quello di prestare aiuto ad un mendicante che, alla fine, si rivelò Gesù. 

    Il miracolo della peste (1575), in occasione in cui la reliquia di San Silvestro venne portata in processione per le vie del paese, facendo cessare miracolosamente la peste. In questa circostanza si decise di proclamarlo Patrono, al posto di San Nicola da Tolentino (monaco agostiniano) che rimase, però, il protettore di Troina;

    Il miracolo del forno, quando Silvestro pulì col proprio mantello il forno ancora caldo, senza ardersi;

    La miracolosa guarigione del figlio di Guglielmo I il Malo. Di ritorno da Roma, dove il Pontefice lo ordinò sacerdote, Silvestro si recò a Palermo dove trovò sul letto di morte Guglielmo II (il Buono). Il santo chiese che gli venissero porte le urine dell’ ammalato, ma la corte, non fidandosi delle virtù del santo, gli offrì le urine di una scrofa incinta di 12 maialini. Silvestro, capendo l’ inganno subito, disse ciò che sapeva. La corte non credendo al santo, uccise la scrofa e verificò ciò appena appreso. In seguito Guglielmo guarì.

    La venerazione di Sant’ Agata, a Silvestro venne impedito dai suoi superiori di andar a venerare la martire catanese perché doveva badare al monastero. All’ arrivo a Catania i monaci rimasero stupefatti dal veder San Silvestro genuflesso sulla tomba di Sant’ Agata. Ma ancora più meravigliati rimasero quando, di ritorno a Troina, lo videro nel monastero. Molto probabilmente il Santo aveva il potere dell’ ubiquità; 

    Guarigione di un cieco e di un muto quando il simulacro del santo venne trasportato da Messina (luogo di realizzazione ad opera di Filippo Vento) a Catania; 

    La resurrezione di alcuni pulcini, a cui aveva precedentemente staccato la testa, con la propria saliva; 

    La resurrezione dell’ oca dell’abate del monastero, di ritorno da Palermo, i suoi superiori volevano proclamarlo abate, ma egli rifiutò.
    Di lì a poco Silvestro si dedicò ad una vita da anacoreta. La leggenda vuole che S. Silvestro passasse gli ultimi anni della sua vita meditando e pregando in una caverna non lontana dal monastero in cui era abate, infatti, fu la sua morte avvenuta secondo la leggenda il 2 gennaio 1164, nel giorno di San Basilio. Intorno al 1420 due cacciatori lentinesi, guidati dalla propria aquila in cerca di prede, furono insospettiti dalla luce che usciva da una grotta: vi si avvicinarono e scorsero il corpo ancora intatto del Santo. Proprio in quel luogo, che doveva corrispondere alla chiese di San Bartolomeo -una vecchia infermeria-, venne eretto, nel 1625, il monastero dedicato all’ omonimo Santo.

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